Il centro “Kay Chal” si trova alla periferia di Port-au-Prince, accoglie quasi 300 bambini e ragazzi ed è nato in seguito al drammatico terremoto del 2010, per opera delle Piccole Sorelle del Vangelo. Tra le diverse Sorelle che hanno prestato il loro servizio ad Haiti, l’ultima è stata suor Luisa Dall’Orto, tragicamente uccisa il 25 giugno 2022 proprio sulle strade del quartiere. Suor Luisa custodisce dal cielo il Centro e tutti i bambini e ragazzi che accoglie, ma i giovani che l’hanno conosciuta, e da cui hanno imparato a gestire le attività, continuano l’accoglienza dei più poveri e sfortunati.
Raccontano così le Piccole Sorelle che hanno operato ad Haiti nel corso degli anni:
“Siamo arrivate ad Haiti nell’ottobre 1988. Dopo qualche mese di ricerca ci siamo stabilite nel quartiere O-Kay, alla periferia di Port-au-Prince, una zona popolare, dove le famiglie, provenienti dalla campagna in cerca di migliori condizioni di vita, lottano per la sopravvivenza. Sull’esempio di Charles de Foucauld, ci siamo immerse nel quartiere e abbiamo iniziato a condividerne le condizioni precarie con gli abitanti, tessendo così relazioni di amicizia.
I bisogni principali della popolazione erano soprattutto in campo educativo, sanitario, sociale e anche pastorale. Esisteva una piccolissima scuola, iniziata da una signora del quartiere nella cantina della sua casa e ci è stato chiesto di prenderne l’incarico.
Il progetto educativo si è sviluppato velocemente e siamo riuscite a realizzare una scuola che serviva anche per i primi incontri della comunità cristiana che si è costituita poco a poco grazie alla presenza delle Sorelle. A quel tempo non c’era una chiesa parrocchiale nel quartiere ma grazie alla presenza e al lavoro pastorale delle Sorelle è nata una bella comunità cristiana riconosciuta come parrocchia nel 1999 e ancora oggi è affidata ai religiosi Monfortani.
All’inizio, oltre alla scuola, secondo le competenze delle Piccole Sorelle presenti, abbiamo iniziato un dispensario, una cooperativa di ricamo ed altro. Con il passare degli anni la scuola si è ingrandita, nuovi progetti sono nati ed altri, per ragioni diverse non hanno continuato. Ma i due più importanti, cui abbiamo dedicato tante energie, sono la scuola “La Fraternité” e il Centro “Kay Chal”.
La scuola è frequentata da circa 250 bambini del quartiere e risponde ad un bisogno reale di scolarizzazione per le fasce più povere. Nel 2016, suor Luisa è rimasta la sola presenza di Piccole Sorelle nel quartiere; così nel 2018 la scuola è stata donata ai Monfortani che gestiscono la parrocchia e anche una scuola secondaria.
Il Centro “Kay Chal” (casa di Charles de Foucauld) è nato dopo il terremoto del 2010, in risposta alla grande difficoltà e all’attesa dei giovani e dei bambini del quartiere. È un centro aperto a tutti, che offre lo spazio per studiare, fare ricerche, trovare un aiuto e un orecchio attento; è organizzato come piccola scuola al mattino, per bambini e giovani in deficit scolastico a causa della loro situazione di “domestici” nelle famiglie (Restavec) e come centro di aggregazione il pomeriggio con l’offerta di una biblioteca, corsi di informatica e attività ludico ricreative ed educative.
Quello che ci rincuora è che oggi tanti di questi ragazzi e ragazze (Restavec), che hanno imparato a leggere e a scrivere al Centro Kay Chal, continuano a studiare e frequentano la scuola media”.
Per comprendere la situazione del quartiere e il progetto del centro Kay Chal ⤵️
Il quartiere: una baraccopoli di 5 città, tra povertà e miseria
Si tratta di una baraccopoli situata nei pressi di Port-au-Prince, che comprende 5 cité più che sovrappopolate e in continua espansione. È un territorio molto povero, in cui gli abitanti mangiano una volta al giorno, di solito un piatto di riso e fagioli, spesso un giorno sì e uno (o due) no.
La fraternità delle Piccole Sorelle è situata a partire dal 1988 a Cité Okay, al limite della capitale haitiana, per raccogliere gli immigrati provenienti dalla città di Okay (Les Cayes, in francese), da cui prende il nome il quartiere. Kay Chal si trova poco distante, a Citè Jeremie, che ha subìto lo stesso processo di insediamento e ha preso il nome dalla città di provenienza degli immigrati che vi si sono stabiliti.
Nonostante le Cité formino insieme una sezione comunale riconosciuta, all’interno di tale area non è presente alcuna organizzazione amministrativa. Nel quartiere si registra la totale assenza dei servizi primari, oltre che di qualsiasi altro tipo di servizio; è completamente assente un sistema idrico ad erogazione continua, ma esistono 5 fontane pubbliche esclusivamente a pagamento, dove l’acqua è resa disponibile qualche ora al giorno per qualche giorno alla settimana. Spesso gli abitanti del quartiere utilizzano quindi l’acqua piovana e in alcuni casi l’acqua delle pozzanghere per lavare e per lavarsi.
L’utilizzo della corrente elettrica è regolato dallo Stato, che la fornisce in modo discontinuo; ogni giorno per circa 4-6-ore per chi riesce ad allacciarsi ai cavi elettrici, molte volte con collegamenti realizzati in maniera informale e autonoma. Non è presente un sistema di illuminazione pubblico e la maggior parte delle abitazioni è collegata direttamente e abusivamente ai fili dell’alta tensione che attraversano i quartieri.
Il sistema fognario è inesistente. La maggior parte dei rifiuti organici e inorganici viene accumulata dalle famiglie in un secchio e poi gettata in una discarica abusiva. Un’altra parte viene abbandonata in strada e solo una piccola parte viene bruciata dalle famiglie stesse. I rifiuti si accumulano nel tempo in un canale aperto (senz’acqua, se non in caso di pioggia), per il quale è stata necessaria la costruzione di argini (molto provvisori) e di ponti. Ad oggi tale “fiume-discarica” si sviluppa da Petion Ville (la parte alta della capitale) fino ad arrivare direttamente al mare, passando nel mezzo di Cité aux Cayes, tra il mercato e la Parrocchia, collegati tra loro da un ponte fatiscente.
Nel quartiere è totalmente assente qualsiasi tipo di servizio educativo/culturale per bambini o per i giovani, al di fuori della scuola La Fraternité, gestita per anni dalle Piccole Sorelle e attualmente dalla parrocchia dei padri monfortani, e di altre due scuole private, con l’eccezione di una scuola elementare comunale aperta nel 2013, in seguito al terremoto del 2010.
La realtà del quartiere presenta una forte destrutturazione economica, sociale e familiare. Dalla sua nascita, la bidonville è sempre stata caratterizzata dalla mancanza di lavoro, violenza intra-familiare, sfruttamento minorile e assenza di stimoli e intrattenimenti ricreativi per i giovani e minori; a questo si aggiunge, nell’ultimo decennio, una crescente presenza di bande armate, traffico di armi e spaccio di droga. La disoccupazione, in particolare giovanile, ha da sempre caratterizzato il quartiere.






Scuola per i “Restavec”
Il Centro “Kay Chal” è nato inizialmente per accogliere i ragazzi “Restavec”: bambini e ragazzi mandati dalle campagne nelle città per fare i domestici: lontani dalla famiglia, non scolarizzati e a rischio di esclusione sociale.
Il nome deriva dal francese “reste avec”, traducibile con “colui che resta” con un’altra famiglia, diversa da quella di origine, ovvero bambini che con il tempo sono diventati schiavi e servitori di chi li ha accolti in città e gli ha dato un tetto per dormire. Le famiglie di origine dei giovani Restavec sono molto povere, vivono nelle zone rurali all’interno del Paese e spesso decidono di mandare i figli più piccoli (generalmente a partire dai 5 anni di età) a vivere con famiglie di città per sottrarli alla miseria, con la speranza che il bambino abbia così una vita migliore. Le famiglie “ospitanti”, pur non avendo nessun affidamento legale, li prendono in carico, dandogli un alloggio e dovrebbero impegnarsi a farli studiare, cosa che nel 99% dei casi non accade. I bambini accolti, in cambio di vitto (generalmente un pugno di riso) e alloggio (un pezzo di pavimento per dormire), dovrebbero offrirsi per i lavori domestici che si rivelano in realtà dei lavori schiavizzanti, giornalieri e notturni, dato che molti Restavec vengono spesso abusati sessualmente.
I Restavec non hanno alcun diritto né, spesso, documento. Non possono giocare, né riposare, ma devono rimanere sempre a disposizione del padrone: chi si ribella agli ordini viene picchiato violentemente, generalmente con bastoni o cinghie. La loro occupazione principale consiste nel trasporto dei secchi di acqua, oltre che nelle altre funzioni domestiche di pulizia della casa, lavanderia, preparazione dei pasti e assistenza. Nella maggior parte dei casi, a causa delle distanze e delle scarsissime vie di comunicazione, i bambini non restano in contatto con la famiglia di origine che non è neanche al corrente delle condizioni in cui versano i propri figli. Spesso quando raggiungono l’età della pubertà, le ragazze Restavec sono rimandate alle famiglie di origine, per evitare le complicazioni delle possibili gravidanze. La maggior parte degli ex Restavec è condannata a finire in strada, al servizio di qualche gang.
All’interno del quartiere Cité aux Cayes i Restavec sono facilmente riconoscibili per le loro caratteristiche fisiche indistinguibili: sono malnutriti, hanno corpi tozzi e muscolosissimi, la testa schiacciata sul collo e la schiena ricurva per il peso dei secchi trasportati sulla testa.
Si tratta di un fenomeno diffuso da secoli ad Haiti, ma nell’ultimo decennio la condizione dei Restavec risulta peggiorata.
Attualmente a Kay Chal sono attive due classi, corrispondenti a due livelli di apprendimento: l’obiettivo è che i bambini Restavec imparino a socializzare, a giocare, a essere bambini, oltre che a leggere e a scrivere, raggiungendo un livello tale da rendere possibile il loro inserimento a scuola. Ogni livello ha un maestro-educatore ma, per facilitare l’apprendimento, un maestro di sostegno è presente per seguire più personalmente i ragazzi.












Il centro di aggregazione pomeridiano
Le condizioni climatiche e la scarsa alimentazione contribuiscono a favorire lo stato di apatia generale in cui versano i bambini e i giovani aggravate dalle scarse possibilità economiche che spesso non consentono neanche spostamenti verso altre parti della città alla ricerca di diversivi e attività educative. La maggior parte delle famiglie del quartiere non ha mai visto il mare, situato a un’ora di distanza, né la zona di montagna, situata ad un’ora e mezza di distanza. La maggior parte dei giovani non ha interesse, né conoscenza rispetto a temi di attualità, politica, storia del Paese, cittadinanza attiva. La maggior parte dei bambini non possiede lo spazio fisico minimo per studiare e il sostegno per fare i compiti. Il risultato di questo assoluto stato di abbandono in cui versa il quartiere e l’assenza di altre attività ricreative o che stimolino in qualche modo lo sviluppo di capacità e doti di questi ragazzi, si riflette fortemente nelle modalità di apprendimento scolastico. Gli studenti sono abituati a studiare in maniera mnemonica, senza rielaborazione delle informazioni, secondo il metodo educativo haitiano.
Laddove l’interesse per il passato e per il presente è azzerato, i giovani volgono lo sguardo solo al futuro, che si riassume spesso nella “fortuna” di riuscire a lasciare il Paese, verso gli Stati Uniti, il Canada o l’Europa. I giovani tra i 15 e i 35 anni costituiscono i 3⁄4 della popolazione del quartiere Cité aux Cayes. Poiché a livello statale non si registra nessun tipo di investimento allo sviluppo, si vive una situazione di stallo generale con rischio di dipendenza dalla diaspora, principalmente negli Stati Uniti. Il fenomeno della diaspora è diffusissimo nel quartiere: quasi ogni famiglia ha un membro all’estero su cui può pesare e sperare.
All’interno del Centro si è inserita progressivamente quindi un’attività di sostegno scolastico pomeridiano per i minori e attività ludico ricreative. Questo servizio si è ben presto allargato in generale al quartiere per rinforzare le debolezze del sistema scolastico nazionale e tutt’ora è assicurato, grazie alla fiducia e alla collaborazione dei genitori. Sono coinvolti in questa attività un centinaio di bambini e un gruppo di volontari locali, che gratuitamente prestano servizio all’interno di Kay Chal.
Al sostegno scolastico si sono aggiunte progressivamente attività ludico-ricreative e laboratoriali. Il Centro ha poi ampliato ulteriormente il proprio orizzonte verso la creazione di uno spazio aggregativo per i giovani.








Il fondamento del progetto: la gratuità nell’amore
Le attività pomeridiane a Kay Chal nascono dal desiderio di alcuni giovani del quartiere che insieme alle Piccole Sorelle, vorrebbero mettersi concretamente a servizio degli altri: la prima attività proposta nasce per rispondere al bisogno dei bambini di avere una sedia e un tavolo per fare i compiti, che di solito vengono fatti per terra nelle stradine della baraccopoli.
Questo passaggio potrebbe essere scontato, ma fondamentale: fin dal suo inizio il Centro ha visto come protagonisti i giovani haitiani che gratuitamente si sono messi a disposizione del loro quartiere, supportati nel concretizzare le loro idee dalle Piccole Sorelle. In un Paese dove si mangia un giorno sì e uno o due no, scegliere di investire le proprie energie e il proprio tempo per delle attività che non prevedono una ricompensa, non è banale. Perché lo fanno? Perché frequentano tutti i giorni questo posto, in cui non si offre un piatto di riso, ma la possibilità di giocare? Forse perché “tra un pesce ed una canna da pesca” si preferisce la seconda: lo sperimentare di essere utili facendo affidamento sulle proprie risorse, non economiche, ma sui propri talenti, il riconoscere di avere un ruolo educativo nei confronti dei bambini della zona e il sentirsi attori di un piccolo enorme cambiamento all’interno della propria vita e di quella di altri, mettono in gioco ed attivano ulteriori energie e risorse che li spronano a migliorarsi e a migliorare le loro condizioni di vita.
Se un ragazzo che non ha mangiato nulla per tutta la giornata, va al centro per aiutare i bambini a leggere, fa una partita a basket con loro e organizza le prove per il teatro, per poi tornare a casa sempre felice, allora si capisce perché Kay Chal è esempio concreto di cosa significhi vivere la gratuità del Bene, fare esperienza dell’amore, che in quanto tale non ha interesse alcuno.






Gli sviluppi: Kay Chal oggi
Lo spirito di Kay Chal della gratuità senza interessi ha innumerevoli doni e frutti. Gli animatori che prestano servizio a Kay Chal hanno tutti continuato, e in alcuni casi terminato, il loro percorso scolastico.
Sono ragazzi che continuano a vivere nel quartiere, in alcuni casi scegliendo di non andare all’estero anche quando ne avrebbero la possibilità, continuando ad adoperarsi nel quotidiano e nella realtà pur difficile del loro Paese. Per diversi di loro si stanno avviando dei piccoli progetti di lavoro all’interno del quartiere: mototaxi, vendita di magliette, realizzazione di artigianato.
Fin dal principio il progetto di Kay Chal è stato finalizzato all’autonomia. Oggi, dopo l’assassinio di Luisa, pur non essendo fisicamente presente nessun’altra Piccola Sorella, il Centro è aperto grazie alla presenza costante e continua dei giovani del quartiere, gli stessi che lo hanno fondato, ormai giovani adulti, insieme ai nuovi giovani, i ragazzi che hanno fatto esperienza e che oggi la ridonano ai più piccoli. La prova della bontà del progetto è evidente anche dal fatto stesso che il Centro è rimasto aperto durante il lungo periodo di chiusura anche delle scuole, a causa della situazione di forte instabilità in cui versa il Paese.

Tutto questo è Kay Chal
Vuoi contribuire a continuare le attività nel centro? Partecipa con una piccola offerta, scegli tu cosa donare:
- Merenda (2 sacchetti di acqua e 1 pacchetto di crackers) € 2,00
- Pallone da calcio o basket € 10,00
- Materiale scolastico (quaderni, penne, matite, colori) € 20,00
- Zaino € 30,00
- Uniforme scolastica € 50,00
- Iscrizione e tasse scolastiche € 100,00
- PC portatile € 500,00